Di coreano non è rimasto che il badge. Perché questa i20, che sostituisce la Getz completando il rinnovamento di gamma delle berline di volume Hyundai, della terra d'origine ha conservato davvero poco. Non il look, che sostituisce le linee anonime (ai nostri occhi) di tanta produzione orientale con un aspetto filante e aggressivo, gradevolmente europeo ( non a caso è firmato dal centro stile che il gruppo ha recentemente aperto a Russelsheim, alle porte di Francoforte); non i motori, con quella coppia di turbodiesel brillanti e sobri al tempo stesso ( anche se l'1.4 ci è parso leggermente rumoroso) che sembrano fatti apposta per il Vecchio Continente; neppure la carta d'identità, visto che la i20 viene prodotta nel moderno stabilimento indiano di Chennai, essendo la fabbrica di Nosovice nella Repubblica Ceca riservata all'assemblaggio della più grande i30.
Agilità ed eleganza
Tutto poi, dal comportamento su strada agile e affidabile alla sobria eleganza degli interni realizzati con materiali di buon pregio (davvero apprezzabile nella sua lineare semplicità la console cen-trale), conferma i costanti progressi che il primo gruppo automobilistico coreano – del quale fa parte anche la marca Kia – sta compiendo nella sua marcia di avvicinamento ai gusti, alle esigenze e alle abitudini di guida della clientela europea.
Le qualità dinamiche sono convincenti, e anche il più «cittadino» dei quattro motori disponibi-li, l'1.2 a benzina da 78 Cv, ha rivelato durante il test di guida sulle tortuose strade dall'Alto Vergante, tra fitti boschi e suggestive vedute sul sottostante Lago Maggiore, doti di brillantezza più che soddisfacenti, nonostante lo sterzo abbia dato a volte la sensazione di essere un po' leggerino.
Da sottolineare come questo motore sia disponibile, nella versione BlueDrive, anche con la doppia alimentazione a Gpl, grazie a un impianto con omologazione «Fase 2» effettuata dalla casa e realizzato dall'italiana Brc. Come è ormai quasi una regola per le case che effettuano questa scelta,il costo aggiuntivo dell'impianto a gas è interamente assorbito dagli incentivi statali.
Ambizioni da protagonista
L'evoluzione tecnologica e qualitativa della Hyundai può garantire a questa piccola un ruolo da protagonista nel segmento B (l'obiettivo è di raggiungere a regime le 110mila unità all'anno in Europa), ma segna anche la fine del mito delle coreane «cheap»: il listino a parità di equipaggaimenti segnala sempre ora un lieve vantaggio sulle concorrenti, ma delle abissali differenze di un tempo non si trova più traccia.
Un percorso di crescita che trova conferma anche nell'organizzazione distributiva. Nel nostro Paese, ad esempio, la i20 è stata oggetto della prima presentazione da quando ( il 3 novembre scorso) la filiale diretta Hyundai Motor company Italy è subentrata alla precedente società inquadrata nel gruppo Koelliker. Una scelta che sottolinea l'importanza attribuita dal top management coreano al nostro mercato, dove peraltro la nuova piccola ha debuttato – con il porte aperte concluso ieri – nel momento meno propizio, nel pieno della paralisi dovuta all'attesa degli incentivi promessi e non ancora definiti. «Ormai– dice Romano Valente,vice president della nuova società – la macchina del lancio era avviata, le auto erano nelle concessionarie, non si poteva più rimandare».
